A cura di
Giordana Mariani Canova, Michelangelo Savino e Anna Maria Spiazzi
La III edizione di Armonie Composte quest’anno sceglie di riflettere sul paesaggio richiamandosi ad un evento divenuto purtroppo frequente nel nostro paese e che ancora una volta ha colpito la terra di Benedetto. Facendo riferimento al sisma di Umbria e Marche, e con la mente rivolta ad Amatrice e a Norcia – luoghi simbolo di una ferita che lacera la penisola da L’Aquila sino a Carpi-Mirandola – nelle tre giornate di lavoro si discuterà sulle drammatiche conseguenze delle calamità che hanno interessato una così vasta area. I ripetuti traumi, se infieriscono sul paesaggio, non diversamente martoriano le comunità. Da un lato distruggono elementi preziosi del nostro patrimonio storico-artistico e alterano irreversibilmente i tratti salienti del territorio, dall’altro recidono i legami deboli tra luoghi e persone ed erodono le basi di coesione di comunità presenti in aree interne già in difficoltà.
Le sessioni del seminario intendono mettere in risalto le emergenze e nello stesso tempo le esperienze di rinascita che si sono date nei diversi contesti, con processi, modalità, pratiche, tempi molto distinti fra loro e in diversi ambiti di intervento. Si cercherà inoltre di considerare come sia possibile, attraverso interventi mirati e opportune pratiche educative, prevenire le catastrofiche conseguenze della fragilità di gran parte del territorio del nostro Paese.
L’articolazione del seminario prevede nella prima giornata la riflessione sull’evento sismico in sé (la sua forza distruttrice, le sue conseguenze sul territorio, sul patrimonio storico-artistico e sulle comunità); la seconda giornata si soffermerà sui processi di ricostruzione in corso, esplorando i differenti settori in cui essi si dispiegano e mettendo in luce le difficoltà emerse ma soprattutto le positive esperienze che hanno permesso e stanno permettendo non solo la ripresa economica, ma anche la restituzione alle comunità dei loro beni, dei loro valori, della loro socialità. La terza giornata proporrà una discussione sul futuro, sulla prevenzione del rischio sismico, ma anche sulla necessità di rafforzare le comunità, affinché possano fronteggiare queste calamità senza pericolo di sfaldamento e ancor più di depauperamento e di abbandono dei territori. Nelle due ultime sessioni sarà messo in evidenza il ruolo storico delle comunità monastiche nella difesa della continuità culturale e paesaggistica dei siti colpiti da traumi.
La Tavola Rotonda conclusiva vuole infine attirare l’attenzione sulle politiche necessarie, non solo ad affrontare l’emergenza, ma soprattutto a costruire la necessaria percezione e prevenzione del rischio e quella consapevolezza collettiva fondamentale per la crescita di una comunità coesa, salda, “resistente” e resiliente.
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